Elena Mearini
Bianca da morire
2016
Pag. - - -
Cairo
Nella Milano dei giardini verticali e della rinascita urbana, si muove
Bianca, sedici anni, papà camionista e mamma casalinga, studentessa
dell’Artistico, viso da diva anni Quaranta e unghie laccate di blu,
quattro stelline bianche su ciascuna. Della vita sa due cose. Sa che non
vuole diventare come sua madre, precocemente sfiorita in un
sonnambulismo dei sentimenti e delle velleità, asservita ai bisogni di
marito e figlio maschio, ma cieca davanti ai bagliori di speranza negli
occhi della sua ex bambina. Sa che vuole diventare una star del cinema,
oggetto di invidie femminili e di sogni maschili. E per farlo, è pronta
ad ascoltare la più nera parte del cuore. Mentire, manipolare, sedurre.
Uccidere. Per lei il corpo è un’arma letale, strumento di affermazione,
di riconoscimento. Un corpo-arma per non morire anonima. Dove il
linguaggio della cronaca e i sociologismi sul disagio giovanile non
possono arrivare, Bianca da morire scava fino a toccare il grumo
autentico di desideri e solitudine che partorisce azioni scioccanti.
Bianca è l’incarnazione terribile delle nostre ambizioni frustrate,
delle nostre paure infantili che non ci lasciano mai. Bianca è un Paese
intero, che ha in Milano il suo specchio più illusorio. Bianca siamo
noi.
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