giovedì 7 gennaio 2016

Recensione "Inaspettatamente a Orion Lake" di Luca Bonardi - Lettere Animate -



Luca Bonardi

Inaspettatamente a Orion Lake

Lettere Animate


 Un'estate che per tre amici, giovani studenti americani di biologia, doveva essere come tante altre. Anzi meglio. Una vacanza studio al Sequoia National Park, in California, dove si sarebbero riversati numerosi universitari, provenienti da diverse città degli States. Da Scottsdale, Arizona, i compagni avevano calcolato circa 570 miglia di percorso diviso in almeno due tappe, attraversando deserti e cittadine, alcune abbandonate. Eppure, piccoli imprevisti possono accadere durante un viaggio, andando ad interferire nel naturale corso degli eventi. Scelte diverse dal programma iniziale, obbligate, perché causate da un problema ai freni dell'auto dove viaggiano gli amici, permetteranno loro di fare nuovi incontri, e di scoprire aspetti poco conosciuti della psicologia, che possono caratterizzare l'essere umano. I protagonisti troveranno rifugio, presso una cittadina semi deserta, Orion Lake, prendendo in affitto una casa da un abitante del luogo. Il sospetto di aver forse commesso un errore ad esser rimasti in quella località, crescerà in ognuno di loro nel corso della notte.

 L'horror è un genere molto particolare. Non ha vie di mezzo: piace o non piace. Questo breve romanzo ha una idea di fondo abbastanza valida anche se ha un qualcosa di già letto. A mio parere il genere in questione ha bisogno di una netta, precisa e lunga trama, completata dando libero sfogo alla più turpe fantasia. Un romanzo così corto non coinvolge pienamente il lettore. Lo lascia abbastanza perplesso sulla concatenazione degli eventi e delle motivazioni, anche se descritte ma in maniera troppo sommaria. Era una trama da sviluppare molto più a fondo. Così come i personaggi, che risultano essere molto sfumati e poco caratterizzati. Insomma non si crea quel pathos che un horror dovrebbe creare. Un bel capitolo risulta essere quello in cui viene analizzato il "cattivo", la sua follia. Bello. Ecco, se Bonardi avesse proseguito su quella linea, tutta la storia avrebbe preso ben altra piega. Il viaggio dei tre amici ripercorre il sempre affascinante "on the road" americano con i suoi tipici paesaggi. Una scrittura anche troppo perfetta, direi poco adatta alla situazione e i dialoghi un pochino poveri sviliscono lo scorrere della narrazione. La rabbia e la paura non traspaiono completamente. La paura, il terrore allo stato puro: questi dovrebbero essere gli ingredienti principali dell'horror. Invece si legge con eccessiva tranquillità aspettando un finale abbastanza prevedibile. Ho trovato anche qualche buco narrativo: alcuni avvenimenti e comportamenti non hanno un senso logico. O se lo hanno, nelle intenzioni dello scrittore, non sono sviluppati in maniera tale da farli comprendere pienamente al lettore. In definitiva risulta essere un pochino povero nel complesso, però si intravede, ma solo a sprazzi, la possibilità di sensibili miglioramenti. Un racconto che vedrei bene più in una raccolta che preso così singolarmente. Luca Bonardi deve insistere sulla strada intrapresa ma dando libertà ai personaggi, lasciarli andare di più, far trasparire maggiormente il terrore, e far avviluppare su se stesse ancora di più le menti malate. Spaventare il lettore, farlo dormire con la luce accesa, fargli chiudere porte e finestre a doppia mandata. Le possibilità ci sono tutte.

Paolo Vinciguerra 

Nessun commento:

Posta un commento