lunedì 5 ottobre 2015

Recensione "Una brava ragazza" di Mary Kubica - Newton Compton -



Mary Kubica

Una brava ragazza

Newton Compton

 Mia Dennett è figlia di un importante giudice di Chicago, ma ha scelto di condurre una vita semplice, lontana dai quartieri alti e dalla mondanità in cui è cresciuta. Una sera come tante, entra in un bar per incontrare il suo ragazzo ma, all’ennesima buca di lui, Mia si lascia sedurre da un enigmatico sconosciuto dai modi gentili. Colin Thatcher – questo il vero nome del suo affascinante nuovo amico – sembra il tipo ideale con cui concedersi l’avventura di una notte. Peccato che si rivelerà il peggior errore della sua vita: Colin infatti è stato assoldato per rapirla. Ma quando Thatcher, invece di consegnare l’ostaggio, decide di tenere Mia con sé e di nasconderla in un remoto capanno del Minnesota, il piano prende una piega del tutto inaspettata. A Chicago, intanto, la madre di Mia e il detective Gabe Hoffman, incaricato delle indagini, sono disposti a tutto pur di ritrovare la ragazza, ma nessuno può prevedere le conseguenze che un evento tanto traumatico può avere su una famiglia apparentemente perfetta… 

Una bella ambientazione, una storia che potrebbe anche rivelarsi interessante, alcuni personaggi di discreto impatto non costituiscono sempre elementi di successo assoluto. Intendiamoci, il romanzo non è da censurare totalmente. Però manca qualcosa. Manca, secondo me, un elemento fondamentale: il coinvolgimento emotivo. Si legge volentieri, aiutati da una successione di avvenimenti rapida anche se priva di scossoni e relativamente, in alcuni capitoli, un po' ripetitiva. I protagonisti risultano esserre un po' asettici. Il romanzo americano, in genere, è sempre abbastanza costruito e composto da elementi diversi rispetto a quello europeo e italiano in modo particolare, dove gli stati d'animo e quel "sconvolgimento interiore" narrativo in più, sono sempre messi maggiormente in evidenza. "Una brava ragazza" cerca di mettere in campo tutti gli elementi che costituiscono un romanzo di questo genere, riuscendovi in parte. La famiglia all'apparenza felice, di successo, che però al suo interno cela situazioni drammatiche; il moto di ribellione della figlia più giovane ( a proposito: a un certo punto sparisce del tutto dalla storia la sorella che all'inizio sembra avere un discreto ruolo); il bravo ragazzo che si ritrova invischiato in attività illecite perchè costrettovi; il poliziotto introverso e intensamente coinvolto nell' indagine per motivi che poi il lettore scoprirà. Insomma, tutti elementi già abbondantemente serviti in tutte le salse. Un particolare colpisce maggiormente. Negativamente purtroppo. Nessun personaggio suscita particolare empatia, nel bene e nel male, e non ci si immedesima o affeziona neppure in Mia, quella che dovrebbe essere la "povera" vittima. Bella la scrittura, aiutata anche da un'ottima traduzione che, fortunatamente, sembra aver riportato su binari più umani e godibili il tutto. Probabilmente Mary Kubica è senz'altro destinata a migliorare notevolmente, non dimenticando che questo è il suo romanzo d'esordio. Ci sono tutte le qualità e possibilità. Migliorando la struttura in generale e nel riservare al lettore un finale che non sia particolarmente intuibile già a metà libro, visto che parliamo di thriller. E dare ai suoi personaggi quell'impronta definitiva e "sentita" che, ahimè, in questo caso manca quasi totalmente. In attesa di leggere il suo prossimo romanzo che arriva in libreria proprio in questi giorni, perchè senz'altro riserverà piacevoli sorprese.

Paolo Vinciguerra

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