giovedì 19 maggio 2016

Louise Doughty: Nel nome di mia figlia

Louise Doughty

Nel nome di mia figlia


2016

Pag. 348

Bollati Boringhieri






Siamo nella provincia costiera inglese. Una bambina di nove anni viene falciata da un automobilista mentre torna da scuola, e muore. Il tremendo dolore e smarrimento di Laura, la madre, si innesta su una situazione già molto difficile: il marito e padre della piccola se n'è andato per sposare una donna molto più giovane e fragile, che gli ha appena dato un altro figlio. Non basta: il pirata della strada se la cava con una pena ridicola, suscitando nella protagonista un odio delirante che si alterna al dolore della perdita e al risentimento per il padre assente. Ancora: Laura comincia a ricevere lettere anonime, denigratorie e minacciose, da qualcuno che identifica immediatamente nella nuova moglie del marito, fragile sì, ma solo di testa, gelosa e paranoide. Decide di affrontarla, e affronta anche il pirata, recandosi al campo di roulotte dove l'uomo, un balcanico di mezz'età, vive con il nipotino, compagno di scuola della piccola morta. Lo stalking finisce in un'aggressione al bambino, che Laura però non riesce a portare a termine, in una visita inaspettata del dignitoso signore, e a un colloquio tra i due che sfocia nella richiesta della madre disperata di "compensare" l'omicidio della figlia con un altro omicidio, quello di Chloe, la nuova moglie dell'ex. Che infatti scompare. Alla fine c'è una confessione, ma non quella che ci si aspetterebbe. E un epilogo, che lascia il lettore in dubbio sulla colpevolezza della protagonista fino all'ultima frase.

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