giovedì 18 febbraio 2016

Recensione "A un passo dalla vita" di Thomas Melis - Lettere Animate -



Thomas Melis

A un passo dalla vita

Lettere animate

È una Firenze fredda, notturna e mai nominata quella che fa da palcoscenico alla storia di Calisto e dei suoi sodali, il Secco e Tamagotchi. La città è segnata dalla crisi globale, dietro l’opulenza pattinata del glorioso centro storico si nasconde la miseria dei quartieri periferici. Calisto è intelligente, ambizioso, arriva dal Meridione con un piano in mente e non ha intenzione di trasformarsi in una statistica sul mondo del precariato. Vuole tutto: tutto quello che la vita può offrire. Vuole lasciarsi alle spalle lo squallore della periferia – gli spacciatori albanesi, la prostituzione, il degrado, i rave illegali –, per conquistare lo scintillio delle bottiglie di champagne che innaffiano i privè del Nabucco e del Platinum, i due locali fashion più in voga della città. Calisto vuole tutto e sa come vincere la partita: diventando un pezzo da novanta del narcotraffico.
Cupamente, nella rappresentazione di un dramma collettivo della “generazione perduta”, schiava di un sistema socioeconomico degenere e illusa dalle favole di una televisione grottesca, si snoda questa storia di ingiustizie e tradimenti, ma anche di amicizie e amori forti tragicamente condannati. Perché il male non arriva mai per caso e la vita non dimentica mai nulla, non perdona mai nessuno.

Partiamo dal finale questa volta. Un bel finale drammatico, significativo e di ottima fattura. Ma ci si arriva dopo pagine e pagine di sesso, droga e rock & roll. Il linguaggio usato è quello prettamente giovanile e a volte si fatica leggermente a seguire il bandolo di dialoghi che forse sono troppi, troppo continui e abbastanza simili tra loro. Questo dovuto probabilmente anche al fatto che entrano in gioco vari dialetti, modi di dire e ostiche lingue straniere. Insomma un romanzo che avrebbe sicuramente un maggiore impatto, se accorciato di diverse parti che non fanno scorrere completamente la lettura. Un argomento, quello trattato, di grande attualità. Visto con gli occhi di un giovane scrittore che sa indubbiamente raccontare e scrivere. Infatti nei momenti di pura narrazione del romanzo, si nota una buona propensione a descrivere una storia pur così difficile e complicata come questa. Una storia dalle tinte forti, specchio di una società italiana completamente trasformata da una crisi che sembra irreversibile, da un crollo di valori morali ed etici, di una generazione allo sbando più totale. Il panorama offerto da Thomas Melis è lo specchio di una gioventù che non sa più a chi e a cosa credere. Abbagliata dal facile guadagno perchè così le fanno credere. Perchè devi essere qualcuno per esistere. E in qualsiasi modo devi ottenere visibilità. A qualsiasi costo. A fare da sfondo a questo pauroso declino, ci sono anche le nostre città. Sembrano ormai far parte di un gioco perverso, teso alla ricerca di un qualcosa che non esiste. Un romanzo di amicizie malate, ma anche vere. Di momenti drammatici. Piccoli spiragli di amore qua e la appaiono. Ma sembrano anch'essi malati. Stentano a venire fuori da quel nero che attanaglia le anime di questi ragazzi, protagonisti assoluti di "A un passo dalla vita". I cosiddetti "adulti" sono presenti in forme sfumate e non positive. Forme repressive, forme di totale incomprensione, di assoluto distacco da un mondo che non capiscono più. Un atto d'accusa rivolto a un mondo di plastica. Non ha un finale ben definito, perchè probabilmente non esiste. Lascia aperti più spiragli come a dire che ognuno è artefice del proprio destino. Libro duro, forte e cupo ma che ha il merito di rivolgersi ad una generazione che stenta a ritrovarsi. Melis ha buonissime potenzialità. Deve solo condensare le emozioni che sa esprimere. E sono tante. Comunque bravo e da seguire in futuro. L'esordio è stato complessivamente positivo.

Paolo Vinciguerra

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