INTERVISTA
- RECENSIONE A MAURIZIO MOS
a cura di
Daniele Cambiaso
Chi sono le brave persone
del titolo? Sono quelli che non compaiono mai, gli intoccabili,
quelli che riescono a nascondere lo sporco delle loro esistenze sotto
il tappeto di un perbenismo di facciata, sepolcri imbiancati di una
società che, oggi come ieri, schiaccia il debole e si prostra
davanti al potente di turno.
Non tutti, però, sono
pronti ad accettare passivamente questo stato di cose. C’è chi
nasce “scomodo”, ribelle per natura prima ancora che per cultura
a certe situazioni e non accetta di piegare la testa. È il caso del
commissario Ettore Greppi, mandato a dirigere il commissariato di
Città di Borghetto, una sorta di sinecura per un funzionario poco
incline al compromesso. Ma i guai grossi giungono anche lì, in
questo luogo apparentemente tranquillo, e il commissario Greppi si
troverà a gestire un caso solo apparentemente semplice, in realtà
molto scottante. Viene ritrovata una ragazza, morta per overdose, e
la scena del crimine appare subito strana. Così come strane sono
certe sue frequentazioni legate agli ambienti più “in”. Il
finale dell’inchiesta non è per niente scontato e lascia, come
spesso accade anche nella realtà, l’amaro in bocca.
Nel traboccare in libreria
di tanti gialli, noir e polizieschi, il romanzo di Maurizio Mos
merita un’attenta lettura perché è un libro di quelli che puntano
senza fronzoli e senza orpelli al cuore del problema, inducendo a più
di una riflessione sulla società in cui viviamo. Lo fa con una
scrittura precisa e ben ritmata, capace di delineare personaggi
credibili anche nei ruoli secondari, e di creare una trama efficace
senza indulgere in morbosità o effetti speciali, ma anche senza
nascondere nulla. Particolarmente attento alla ricostruzione delle
procedure d’indagine, come già in altri suoi scritti, Mos mette in
campo una squadra investigativa perfettamente credibile, con le sue
difficoltà e i suoi guizzi, ma soprattutto crea un protagonista,
Ettore Greppi, capace di farsi amare per la sua rude umanità e la
sua determinazione nel voler perseguire la verità e la giustizia,
costi quello che costi. Lo aspettiamo in nuove avventure, magari
sviluppate con un respiro più ampio.
Per saperne di più,
rivolgiamo qualche domanda all’autore.
Chi è Maurizio Mos e qual
è il suo percorso letterario? Ci sono autori o romanzi che ti hanno
influenzato, quando hai iniziato a scrivere? Hai qualche abitudine
particolare quando lavori a una storia?
Maurizio Mos nasce per
una combinazione tra la passione per la lettura e la curiosità di
vedere se sarei stato capace anch’io di scrivere una storia
accettabile. Appassionato di polizieschi mi è venuto naturale
mettermi alla prova in quel genere.
A parte libri come Il
Gattopardo, Il grande Gatsby, Il deserto dei Tartari e un’altra
dozzina che sento vicini per temi e personaggi, è indubbio che un
gruppo di autori di polizieschi mi abbia influenzato: Chandler, Ross
McDonald, Pronzini, Dewey, Ed MacBain e tra gli europei Simenon e
Olivieri, che per me è il miglior autore italiano. Aggiungo di
gradire come divertissement S.S.VanDine e Rex Stout.
Come nasce il personaggio
di Ettore Greppi? Il tuo romanzo denota una certa familiarità con le
tecniche e procedure d’indagine. Puoi rivelarci come mai?
Naturalmente prima di
iniziare a scrivere mi sono documentato per quanto possibile sia
nella realtà, grazie all’amicizia con due medici legali, sia
“studiando” per così dire gli scrittori che ammiro... e poi
ricordandomi che, a parte qualche personaggio “strano” i
poliziotti sono dipendenti pubblici come gli altri.
“Brave persone” tocca
un tasto purtroppo dolente e attuale della vita sociale: l’impunità
dei potenti, si potrebbe dire “l’intoccabilità della Casta”.
Per scrivere il romanzo ti sei ispirato a qualche vicenda reale?
Quale messaggio mandi attraverso il tuo romanzo?
Diciamo che mi sono
guardato intorno: personaggi che si credono importanti perché hanno
fatto i soldi e hanno agganci politici, “amicizie” di peso sono
dappertutto.
Da lettore, pensi che il
giallo, il noir, il poliziesco possano ancora dire qualcosa?
Il “giallo” è né
più né meno – se scritto bene – che un episodio della vita di
qualcuno, quindi ha un indubbio valore. Certo occorre evitare i
racconti alla zia Aghata, dove, per motivi che mi sfuggono, si
vorrebbe che il lettore facesse a gara con lo scrittore per
indovinare chi è il colpevole tralasciando personalità, caratteri e
aspetti della vita dei personaggi, dell’ambiente.
Non dimentichiamoci che
sono stati questi libri a fare della letteratura “gialla” una
letteratura giudicata ingiustamente di serie B.
Come giudichi la
situazione attuale dell’editoria? Il tuo romanzo è stato lanciato
nel formato digitale: credi nell’e-book?
Credo che l’editoria
stia assomigliando alla TV, succube dell’audience. Intendiamoci non
voglio dire che un editore o un libraio debbano andare in rimessa per
proporre libri nuovi, non è mai successo (che so, Il Gattopardo fu
rifiutato da diversi editori) ma è anche vero che l’assunzione di
rischio è lasciata ai “minori” che non a caso sono quelli che
pubblicano gli emergenti.
L’e.book è un
fenomeno interessante, sempre più spesso vedo, ad esempio in treno
leggere su un pv o un tablet... Che possa sostituire la carta
stampata ne dubito almeno in tempi umanamente brevi.
Inoltre occorre tenere
presente che un e.book costa meno (in realtà quasi nulla) e quindi
un editore può pubblicarlo senza impegno economico rilevante,
azzardando anche la pubblicazione del romanzo di uno sconosciuto, e
il lettore acquistarlo alle stesse condizioni.
Ritroveremo ancora il
Commissario Greppi in nuove inchieste? Puoi rivelarci qualcosa sui
tuoi progetti futuri?
Intanto a febbraio –
marzo uscirà, per IRIS4, in cartaceo però, un poliziesco ambientato
nel Tiguillio con Vagli, un personaggio molto simile a Greppi, per
carattere e situazione, spero piaccia allo stesso modo. Per entrambi
sono più o meno già pronti un paio di romanzi che per Greppi
saranno la naturale continuazione temporale del primo... se mi
vengono richiesti... ah, e saranno un po’ più lunghi. Ho in mente
anche una raccolta di racconti brevi.
Il tuo messaggio in
bottiglia ai lettori di “Atmosfere Letterarie”…
Leggete, non c’è
nulla di più bello che immergersi nel sogno che ci regala un libro.
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