sabato 7 novembre 2015

Recensione "Rosso bastardo" di Ferdinando Pastori



Ferdinando Pastori

Rosso bastardo

Edizioni Clandestine

 “Milano non dorme. Nemmeno quando le luci si spengono dietro le tende alle finestre. Magari chiude un occhio, uno solo, ma l’altro rimane sempre aperto. Un po’ come gli uccelli migratori che, durante le loro lunghe trasvolate, disattivano solamente uno dei due emisferi celebrali. Il confine che separa la veglia dal sonno, d’altronde, è labile. Sottile come il perizoma infilato fra le chiappe di una brasiliana. Lo sai bene tu che, al contrario della città che non dorme mai, rischi sempre di spegnerti da un momento all’altro. Di finire col il culo per terra, accartocciato su te stesso come una carta di caramella. Funziona così la narcolessia”. Dopo il successo di Nero imperfetto, Ferdinando Pastori ci propone un nuovo, inquietante noir, in cui Fabio Paleari torna a rivestire i panni di un investigatore privato senza licenza. La narcolessia seguita a complicare la sua già difficile esistenza, pervasa da demoni che imperversano impietosi nella sua mente.  Un mondo di personaggi alienati, di cui l’autore ci dona un’analisi profonda, cinica e incredibilmente realistica, tratteggiando uno spaccato della società attuale e del malessere di coloro che sopravvivono ai suoi margini.  Un noir amaro e sorprendente che tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. 

Risulta sempre difficile commentare un romanzo di Ferdinando "Ferdy" Pastori. Perchè vorresti fare in modo di rendere l'idea, anche solo minimamente, di ciò che lui sa far provare al lettore che si appresta a leggere un suo libro. Il ritorno di Fabio Paleari è qualcosa di realmente sconvolgente. E segna anche il ritorno a quel tipo di scrittura "strana", accattivante, con quella punteggiatura particolare, con quei dialoghi che non sono dialoghi, ma che fanno entrare completamente nei personaggi e nella storia. Queste caratteristiche fanno si che "Rosso bastardo" risulti essere velocissimo, con un ritmo da apnea. Sono tutti personaggi in qualche modo sconfitti dalla vita. Che per sopravvivere si adeguano ad essa. Una vita che per l'investigatore senza licenza Paleari, è malessere allo stato puro, un cinismo estremo più voluto che per sua indole naturale. Una corazza che si è lentamente costruito addosso, per proteggersi, per smettere di soffrire. E i personaggi che ruotano attorno a questa storia di miseria dell'animo, sono la sua quint'essenza. La sua specularità. Milano la senti e la vivi sulla tua pelle. Una città che affascina, spaventa, turba. Milano di notte. Milano come raramente capita di percepire; come fosse una cosa viva. Che divora chi non riesce a stare al suo passo, spietatamente. Leggendo questo libro, non vi si trova un minimo appiglio di speranza. Non c'è nessun lieto fine, nessuna possibilità di vedere un futuro migliore nella vita di Fabio, ma forse neanche nella nostra. Nessuna morale. E' questo. Il tutto è questo. Punto. Vivi come meglio puoi. Prìvati di ogni sogno. Sbrana prima di essere sbranato. Il noir nella sua espressione più pura. Più vera probabilmente. La magia di quella cosa ancora tutta da scoprire che si chiama animo umano, affiora dalle pagine. Si avvolge come una spirale agli occhi del lettore, spettatore inerme, e lo trascina in fondo, in un baratro di emozioni e orrore. Di paura. Si, più della storia in se stessa perchè l'analisi che Pastori fa dei personaggi soverchia anche questa. Una doppia storia in effetti, dove in una di queste traspare il Paleari di tante vite fa, quando ancora credeva in qualcosa, prima che il mondo gli cadesse addosso. Un romanzo pazzesco. Bellissimo. 

Buonissima lettura

Paolo Vinciguerra 






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