Marco Malvaldi
Buchi nella sabbia
2015
Pag. 256
Sellerio
Pisa, settembre 1900. Per festeggiare l’arrivo
del nuovo Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, il quale ha deciso di
visitare per la prima volta la tenuta reale di San Rossore, viene
deliberato di dare in suo onore, nel teatro della città, la nuova opera
del Maestro Giacomo Puccini, il quale condivide con il Re la passione
per la caccia nelle tenute dintorno a Massaciuccoli.
Purtroppo, l’opera in questione è Tosca, melodramma franco italiano dai
forti contenuti politici, che dileggia il potere costituito.
Rappresentare Tosca in faccia a Sua Altezza, il quale è salito al trono
dopo che Gaetano Bresci ha crivellato il suo augusto genitore, Umberto
I, appena due mesi prima, potrebbe creare dei problemi: tanto più se il
ruolo di Cavaradossi viene affidato a Ruggero Balestrieri, tenore
dall’ugola d’oro e soprattutto noto come anarchico militante. A seguire
l’evento, che rischia di accendere gli animi, viene mandato da Roma come
corrispondente Ernesto Ragazzoni - poeta, traduttore, giornalista
anticonformista dell’Italia umbertina, dotato di un umorismo
trasgressivo e controcorrente -, dal bicchiere facile, il quale farà
amicizia con vari membri della compagnia, con alcuni simpatici cavatori
carrarini che, tra un capitello e l’altro, cacciano di frodo nella Reale
Tenuta, e soprattutto con gli osti della zona, nell’attesa della prima
rappresentazione.
Rappresentazione nel corso della quale il tenore verrà fucilato sia come
Cavaradossi che come Balestrieri: qualche ignoto, infatti, pare abbia
caricato uno dei fucili di scena destinati all’esecuzione con proiettili
non troppo a salve. La morte del Balestrieri, fucilato alla presenza
del Re, rischia di far scoppiare una rivolta: se non fosse che il
Ragazzoni è testimone di cose che porteranno alla soluzione del caso,
come avviene in tutti i gialli che si rispettino.
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