domenica 20 settembre 2015

Augusto De Angelis: Il canotto insanguinato

Augusto De Angelis

Il canotto insanguinato


2014

Pag. 365

Sellerio







È considerato il primo vero detective italiano. Si chiama De Vincenzi e nasce, con tutta evidenza, in contrapposizione ai grandi investigatori sulla scena all'epoca, Maigret in prima fila. Cosa lo distingue? È colto, legge Stendhal e Freud, silenzioso, marcatamente malinconico (per distanziarlo, forse, dall'ottimismo di facciata del Regime). Personale il metodo d'indagine. "Rabdomante dei sentimenti" lo presentava il motto editoriale del tempo: nel senso che la verità del delitto la cerca nella psicologia delle persone, in motivazioni e impulsi profondi. Dice degli indiziati: "un uomo non reca con sé un mistero ma un problema". Nasceva allora il giallo all'italiana che ancor oggi conserva le tracce evidenti gettate dal suo grande e in vita sfortunato promotore, Augusto De Angelis (che fu incarcerato per antifascismo nel 1943 e, dopo la prigionia, morì per le conseguenze di un pestaggio). Il commissario De Vincenzi ha interrogato a lungo, senza esito, un impenetrabile personaggio. Il russo Ivan Kiergine, un giocatore giramondo, fortemente sospettato per la scomparsa della sua amante, la francese Paulette. Un canotto con sul fondo una pozza di sangue, una borsetta con un fermaglio di rubini e un impermeabile rosso conducono a credere che sia stato consumato un omicidio. Ma Kiergine non parla, mostra al contrario una signorile dignità morale, un sincero accoramento per l'amata di cui è certo che non sia morta, un'indifferenza per la propria sorte. De Vincenzi decide di liberarlo...

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