martedì 4 agosto 2015

Recensione "Il testamento del greco" di Bruno Morchio - Rizzoli -



Bruno Morchio

Il testamento del greco

Rizzoli

Il Greco aveva un'ossessione: proteggere dalla verità le persone che amava. È per questo che nel '92, dopo l'incidente d'auto in cui morì sua moglie, portò suo figlio lontano da Genova, in un casale isolato dal mondo, e gli insegnò a vivere come un lupo solitario, senza paura né padroni. Oggi Alessandro Kostas è un gigante di trentasei anni e, da quando ha perduto anche il padre, si sente intrappolato in un'esistenza randagia. Poi arriva il giorno in cui viene aperto il testamento del Greco, un uomo che si è lasciato alle spalle punti interrogativi e qualche segreto inconfessabile: per vent'anni ha lavorato nei Servizi di intelligence e ha dovuto fare i conti con gli affari più sporchi della Repubblica. Leggere le sue ultime parole è un duro colpo per Alessandro, perché lo risucchia in un gorgo di ricordi e lo costringe a tornare nella sua città natale, dove si troverà faccia a faccia coi misteri più dolorosi della sua famiglia. Ma leggere quel testamento è anche togliersi una benda dagli occhi e capire finalmente che tutta la sua vita è stata programmata per dare la caccia a qualcuno. Anzi, la caccia è già iniziata.

Aspettavo con molta curiosità questo nuovo romanzo di Bruno Morchio, con un nuovo personaggio come protagonista. Marchio che ha avuto il grande merito di farmi riavvicinare alla lettura dopo un lungo momento di abbandono e di rigetto. Pertanto mi sono avvicinato a questo libro con il massimo dell'attenzione convinto di trovare nuovamente una grande avventura in cui perdermi completamente, come era già successo precedentemente con tutti i suoi romanzi. Invece, purtroppo, è stata una parziale se non totale delusione. Kostas cerca di ripercorrere narrativamente, almeno in parte, le orme genovesi di Bacci Pagano, il magnifico personaggio dell'investigatore privato nato dalla penna dello scrittore e che lo ha reso celebre. Ma con poca incisività, sia come caratterizzazione del protagonista e degli altri personaggi, che come storia. Una storia invero al limite del credibile in certi suoi passaggi. Una tecnologia applicata abbondantemente a piene mani che in alcuni momenti annoia un po', con una sequenza infinita di colloqui telefonici, di cellulari che squillano, di localizzatori di posizione dalla carica inesauribile. Sempre ottime le descrizioni che fa della sua Genova, anche se hanno un qualcosa di ripetitivo, di già visto e sentito in più di un'occasione. Va bene i carruggi, il Porto Antico, il centro città, ma qualcosa di nuovo e diverso me lo sarei aspettato. Una svolta totale insomma. Ripercorrere le vie e le orme di Bacci Pagano è certamente confortante e sicuro, ma non con questo tipo di personaggio. La storia poi è farraginosa, alquanto contorta. Si cerca di dare ritmo cercando di creare continui colpi di scena, di sorprendere, ma, ahimè, con scarsi risultati. Paragonandolo a "Colpi di coda", meraviglioso romanzo avvicinabile a questo come argomento trattato e anche per un momento che lo ricorda al suo interno, c'è un passo indietro. Il finale risulta essere difficile da seguire caratterizzato da un faccia a faccia multiplo con un colloquio infinito fra i personaggi. Alcuni, compreso Kostas in alcuni momenti, risultano essere davvero ingenui e poco credibili dato il ruolo che si è voluto loro assegnare.  Purtroppo manca anche, ovviamente sempre secondo mio parere, quella scorrevolezza, quella magnifica prosa letteraria che ha fatto apprezzare Morchio da migliaia di lettori e che si ritrovava anche nello splendido romanzo di narrativa "Il profumo delle bugie". In questo lavoro si intravede solo a sprazzi la grande abilità narrativa dello scrittore. Probabilmente solo un periodo di rodaggio questo "Il testamento del greco", in attesa di affinare il personaggio e farlo diventare un altro splendido protagonista della letteratura italiana. Le spy story forse hanno fatto anche il loro tempo, anche se in questo caso le spie, i servizi segreti, i traffici internazionali di scorie radioattive, sono solo di contorno alla tormentata vicenda personale di Kostas. Aspetterei il secondo episodio per dare un giudizio più equilibrato e definitivo. 

Paolo Vinciguerra

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