martedì 4 agosto 2015

Andrea Camilleri Il birraio di Preston Sellerio Editore Palermo

Andrea Camilleri

Il birraio di Preston


1995

Pag. 248

Sellerio Editore



Sì capisce, leggendo Camilleri, che il suo piacere letterario maggiore, raccontando vicende della provincia siciliana ( fatti veri su cui trama e ordisce la finzione, e quindi in sé semplici se non fossero intricate dall'essere appunto siciliane), è quello di riportare il dialogo vivo. È  un piacere che si comunica immediatamente  al lettore, per la particolare forza comica dell'arte di Camilleri; ma assieme al piacere, poiché  il linguaggio è  la casa dell'essere, e con la stessa forza  e immediatezza,  si comunica una specie di nucleo di verità dell'essere siciliano. L'iperbole e il paradosso della battuta, cui corrispondono l'amara coscienza dell'assurdo in cui siamo e il dolore sordo per l'immutabilità  di questa condizione. Camilleri inventa poco delle vicende che trasforma  sulla pagina in vorticosi caroselli  di persone e fatti- qui il fatto vero, conosciuto  dalla celebre  Inchiesta sulle condizioni della Sicilia del 1875-76, è  il susseguirsi  di intrighi, delitti  e tumulti seguiti  alla incomprensibile  determinazione del Prefetto  di Caltanisetta,  il toscano Bortuzzi,  di inaugurare il teatro  di Caltanissetta con una sconosciuta opera lirica, Il birraio di Preston.  E anche in questo attenersi al fondo di verità  storica c'è probabilmente un senso preciso : in Sicilia non serve attendere che la storia si ripeta, per avere la farsa. La storia,  per i siciliani, si presenta subito,  al suo primo apparire,  con la smorfia violenta e assurda della farsa.

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