giovedì 12 marzo 2015

Recensione: Dovrei essere fumo di Patrick Fogli - Piemme Editore

                                                                                                           Patrick Fogli

                                                                                                     Dovrei essere fumo

                                                                                               Piemme Editore






  Emile è nato a Parigi ed è ebreo da chissà quante generazioni. Non ricorda il giorno in cui ha iniziato ad aver paura, ma da quel giorno non ha più smesso. Quando è arrivato ad Auschwitz, nel settembre del 1942, non immaginava che sopravvivere a quell'inferno sarebbe stato peggio che morirci. Alberto ha iniziato una nuova vita. Il suo passato nei servizi segreti è ormai alle spalle, per quanto possa esserlo un'esistenza di quel tipo. Perchè kui è il migliore, e qualcuno se n'è accorto, tanto da offrirgli un incarico inatteso: la sorveglianza di un uomo molto anziano e molto ricco la cui vita è in pericolo, e non solo per il cancro che lo sta consumando. A unire le loro storie un quaderno azzurro, a cui è affidata una verità che non tutti hanno il coraggio di guardare in faccia. E un'ossessione, che rende schiavi in attesa di poter rendere liberi. Un romanzo sulla vendetta e sul perdono. Che non sempre sono sulle facce opposte della medaglia.

Riuscire a intrecciare una storia noir attuale così intensa al genocidio di milioni di ebrei da parte nazista, è stato un autentico capolavoro letterario. Diciamolo subito: un romanzo non facile. Non facile per diversi motivi.  Patrick Fogli in "Dovrei essere fumo" elabora ulteriormente la sua meravigliosa scrittura e la divide in due parti: il ricordo dei campi di concentramento da parte di Emile è un colpo al cuore del lettore, una descrizione lineare, priva di fronzoli, dura, diretta. Mentre la parte dei giorni nostri, quella che racconta Alberto, è introspettiva, intimista, in alcune parti direi anche di difficile lettura. Un puro concentrato di emozioni umane, prese praticamente tutte in esame durante gli esaltanti momenti della narrazione. Fogli riesce inoltre a congiungere le due storie in un finale sconvolgente e totalmente inaspettato. Operazione che non sempre riusciamo ad apprezzare in altri romanzi così strutturati. Un viaggio tragico, privo di ogni retorica, nella memoria storica di un popolo. Quello che più colpirà il lettore sono le conseguenze che quella orribile pagina ha lasciato dentro tutti i protagonisti del romanzo. Conseguenze che sconvolgono, distruggono, cambiano la vita anche di chi, quella tragedia, non l'ha vissuta direttamente e a chi l'ha vissuta, rende l'esserne in qualche modo scampato, a differenza di milioni di altri uomini donne e bambini, un peso quasi insopportabile. Un romanzo magistrale che dimostra la stupefacente versatilità di Patrick Fogli, che ha creato una serie di personaggi indimenticabili con particolare menzione per quelli femminili. Morgana, Cleo e le altre protagoniste, rivestono un'importanza fondamentale nella storia. Ogni personaggio inserisce un tassello fondamentale. Collettivo. In un momento di becero tentativo di revisionismo storico assurdo e vergognoso, uno splendido romanzo della memoria ma non solo. Con una domanda finale: i vincitori di quella orribile guerra, sono davvero quelli che noi oggi crediamo? Un romanzo da far leggere nelle scuole. La frase " nei primi mesi del 1944, Auschwitz poteva uccidere fino a ventimila persone al giorno" lascia tragicamente la sua firma finale e indelebile su questo libro. Bellissimo.

Buona lettura

Paolo Vinciguerra



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